La Tela Sonora del 5 dicembre 2008

Sandro Sangiorgi, il viaggio giunge alla terza pagina del filo rosso di Anna Maria Farabbi; l’amore per il linguaggio del vino e il desiderio di raccontare, non hanno mai fatto pensare a Sandro di delegare a un numero, a un simbolo o a un premio, ciò che pensa di un sorso. Una vita dedicata interamente allo studio, alla passione, all'amore vero per il nettare rosso.

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10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ascolto l'intervista, l'introduzione, con emozione. Sandro è l'unico capace di trasportare il valore della poesia nel vino, e noi che lo ascoltiamo rimaniamo sempre inermi di fronte a tanta bellezza, senza difese, come la poesia impone. Ha ragione lui quando parla di immediatezza, di impluso che poesia e vino regalano, di legame tra stessa emozione, scossa da parole che nascono dall'anima o da vini che nascono dall'anima. E' la stessa cosa. E Sandro lo sa bene, ne è dentro fino al collo. Grazie per averlo accolto con così tanta cura. Per me, un bene prezioso.
Francesca

La Tela Sonora ha detto...

ciao Francesca, non ti conosco ma le tue splendide parole di entusiasmo mi fanno pensare che anche tu sia una persona magnifica
un grande abbraccio sonoro da Brussels

Anonimo ha detto...

Ascoltare la conversazione con Sandro Sangiorgi è stato un vero piacere, le cose che dice e il modo in cui le dice sono affascinanti, l'intervistatrice ne sembrava quasi innamorata... Tra l'altro, ho apprezzato particolarmente la bravura dell'intervistato nel raddrizzare e dare un senso a qualche domanda banale (preferisci il bianco o il rosso...) o talvolta leggermente confusa. Anche ho ascoltato con gusto (anche se non era la prima volta) la sua intensissima lettura della Conversazione con una pietra. Una volta di più il legame inestricabile tra vino e poesia, quando sia la passione a metterli vicini, è risultato in tutta la sua evidenza.
In sintesi, l'intervista direi che è godibilissima, nonostante i residui di influenza e... ahimè, nonostante la lunghissima introduzione. Temo infatti che chi dovesse mettersi all'ascolto per caso, senza conoscere già Sandro, non ci arrivi neanche al punto di sentire la sua voce, respinto brutalmente da ciò che viene prima.
Io non ce l'ho con Anna Maria Farabbi, che non conosco, ma le sue cose che sono state lette in quei primi interminabili tredici minuti mi sono sembrate piuttosto banali, contorte, inutili. La lettura, tragica, ha peggiorato la situazione, tanto che si faticava a seguire il filo del discorso. Insomma, mi dispiace dirlo, una tortura...
Chiedo scusa per la brutalità, avrei forse dovuto cercare di essere un po' più civile. Comunque bravi, anche per il solo fatto di proporre queste cose!
Francesco

Unknown ha detto...

Cari amici, vi ringrazio dei commenti che avete voluto riservare alla trasmissione. Conosco la severità di Francesco che è sempre affiancata da una lucidità cristallina, quindi accolgo le sue osservazioni e ne farò tesoro; a Francesca dico che se ha colto il senso della mia totale immersione nella vicenda poesia-vino-porthos, significa che anche lei non è messa meglio!!!
Spero di leggere ancora qualche osservazione, per me è stata un'esperienza seria, i suoi effetti sono ancora molto evidenti nei miei ricordi, così dico a Daniela che spero di tornare a dialogare con lei e con Giulietta.

La Tela Sonora ha detto...

ebbene allora mi lancio ancora dicendoti caro Sandro che i commenti del tuo amico critico non mi sono piaciuti, ma sono il chiaro esempio di qualcuno sempre pronto alla finestra a criticare senza spiegarne il perché. in fin dei conti é l'unica nota stonata di questa bella esperienza

e da classico stupido maschio italiano, non ha capito la differenza tra essere innamorati ed avere una ammirazione per chi ha saputo trasmettere tanto anche ad una umile astemia come la sottoscritta

a buon intenditore poche parole

n.b.: i commenti non sono piaciuti neppure ad Anna.

Unknown ha detto...

Immagino che Tela Sonora sia rappresentata da Daniela. Mi spiace che la critica di Francesco abbia scatenato una reazione così ferita. Come ho scritto mi sento molto gratificato dall'aver partecipato, ma posso accettare anche chi non la pensa come me, evitando di definirlo con appellativi sproporzionati.
So che ci sono stati molti commenti positivi sull'intera trasmissione e sul modo con il quale siamo stati in grado di interagire, anche se non tutti amano esprimerli scrivendo.

Anonimo ha detto...

ciò che personalmente riscontro,leggendo oggi questi diversi passaggi è che si tratta di commenti da parte di chi,di persona, non scrive poesia e non produce vino.L'unica malia che produce, con l'artifico di una parola non sua, è una seduzione che mira solo aprendere per la gola e ad ammaliare,ma in sé,di proprio non ha nulla.Queste cattedre che sono andate erigendosi,nel mondo del vino, gli fanno perdere quell'aspetto salutare e naturale,rendendolo non appetibile, non così amabile e conviviale. Se per gustarlo,ma prima ancora per sapere ascoltarlo, c'è bisogno di seguire le orme di uno che si dice gran maestro e dell'altro che lo solleva sull'ostensorio di una vuota commedia,allora non vale proprio nulla questo percorso perchè manca di relazione,ciò che invece credo sia il filo tessuto in questa sede,sia da Anna Maria Farabbi sia dalla preziosa Daniela Terrile. Sono davvero dispiaciuta di trovare spropositi come quelli esposti da franceso prima e sandro poi,nella sequenza dei commenti. La vite cresce in terra,si nutre della terra.Voi siete troppo lontani per sentirla. fernanda ferraresso.

luca ha detto...

Chi ha scritto questo ultimo post, probabilmente scrive poesie, complimenti.
Sò che scrivere non è facile, genera sforzo e inquietudine; come quella generata da questo suo post, Fernanda. Spesso, chi scrive poesie e racconti, è capace di apprezzare solo i propri lavori. Allo stesso modo, chi produce vino, non conosce nemmeno quello che succede nel vigneto del vicino, tantomeno nel proprio, in molti casi. Quindi, la patente, per dire la verità delle cose, non ce la da solo il fatto di essere parte integrante della produzione. Conosco, e ho conosciuto persone che scrivono e hanno scritto poesie, senza considerarsi, è essere mai stati poeti. Esistono, poi, produttori di vino, che non sono mai stati contadini, ma sono stati e sono, solamente abili finanzieri e venditori di merce.
Ne conviene, che quello che dice a proposito, è banale e superficiale.
Consumare vino, girare per l'Europa, imparare a conoscere questo prodotto e il mondo che lo circonda, cara Fernanda, le farebbe capire che il vino non è più: salutare e naturale come dice lei, mi creda. E poi di quali cattedre parla? E chi dice che Sangiorgi è un “Gran Maestro”, non certo lui, forse solo lei. Per scrivere, bisogna avere un animo sensibile, bisogna sapersi emozionare, così come parlare di vino senza amarlo, risulterebbe sterile. Chi fa una trasmissione radio, e guida un'intervista, o svolge qualsivoglia lavoro, è soggetto a critiche e a plausi. Non vedo il perchè, quindi, di un risentimento, ad una critica di uno sconosciuto Francesco. Magari avrà sbagliato sicuramente nei modi, o nelle impressioni raccolte, ma ci si confronti senza essere offensivi e banali.

fernirosso ha detto...

prima cosa: presentarsi nome e cognome è già un modo per farsi trovare, non a miglia di distanza ma di fronte e non solo sulla carta.Questa finta carta, di parole che si girano e si rigirano come i lieviti nel vino. Ma lei, che dice e dice che ne sa di ciò che io posso o non posso sapere di vino?
Di scrittura? Mi conosce forse? Personalmente conosco Sandro,e lui conosce me.Ciò che qui ho criticato è stato il suo spalleggiare una critica portata da un altro che, con la trasmissione non aveva proprio nulla a che fare e ha ascoltato solo con orecchie senza capacità di reale ascolto. Detto questo, poichè non amo le polemiche, le trovo sterili e questa sua replica, così la considero:sterile, chiudo la mia risposta. Prima di parlare si informi, fernanda ferraresso.

luca ha detto...

Mi dispiace, Fernanda. Quello che desideravo, non era alimentare polemiche. Ciò che ho detto, nel commento precedente, voleva essere conciliatorio e in grado di distendere noi tutti. Raccolgo, purtroppo, sentimenti non ancora assopiti e confusione dilagante. Non ho espresso giudizi; ho usato l’aggettivo “banale”, volendo evidenziare la sua “sbandata” accusatoria verso chi, aveva invitato ad una misura nell’uso degli appellativi. E poi, quello spalleggiare, mi scusi, non lo vedo davvero. Non ho mai letto niente di lei, e forse mi manca. Ma parlare di scrittura, non mi obbliga a conoscerla. Non ho detto che lei non conosce di vino; ho solo riportato il frutto di esperienze. Si può esserne d’accordo, oppure no. Io, lei, e Francesco, non abbiamo nulla a che fare con la trasmissione; almeno credo. Se mi sbaglio, mi informi. A me la trasmissione è piaciuta; come è piaciuta la conduzione: soft, pronta, e capace di emozionare. Ringrazio Radio Alma e le ragazze, per questo contributo.
Un caro saluto.
Luca Gabriele